Descrizione del bozzetto di Palazzo del Bo

Nel Rettorato di Palazzo del Bo, circondato dall’architettura e dagli arredi pontiani, si conserva uno dei cinque bozzetti del monumento alla Partigiana Veneta, l’esemplare più vicino all’esito finale.

Il bozzetto giunge a Padova nel giugno 1955, un mese innanzi la consegna della prima versione del monumento, poi rifiutata per via del fazzolleto rosso al collo. Confrontandolo con quest'ultima, oggi conservata a Ca' Pesaro, esso appare più concentrato e rapido nella resa delle masse plastiche, che, citando Argan, danno vita alla statua in un "libero crescendo [...] la frequenza delle fratture e dei vuoti dà un larghissimo respiro spaziale" (G.C. Argan, Leoncillo, la Partigiana veneta, in "Quadrum: revue internationale d'art moderne", n.1, maggio 1956).

Dopo essere stato valutato dalla Commissione artistica per la realizzazione del monumento, il bozzetto torna a Egidio Meneghetti, che sceglie di donarlo a Taina Baricolo: assistente di Botanica presso l'Ateneo patavino, la dottoressa era stata lei stessa partigiana, poi catturata e rinchiusa a Palazzo Giusti, dove per un periodo fu impriginionato anche Meneghetti. Alla sua morte, i figli Marco e Alessandro Dogo decidono di restituire il bozzetto all’Istituto veneto per la storia della Resistenza, promotore della realizzazione del monumento.

Il 29 maggio 1995 l’Università festeggia il cinquantenario della Liberazione con una giornata celebrativa, cui partecipano personalità del calibro di Enrico Opocher, Tullia Zevi e Rita Levi Montalcini: si inaugura in Cortile Nuovo di Palazzo del Bo l'opera "anti-monumentale" di Jannis Kounellis Resistenza e Liberazione. L'Istituto veneto per la Resistenza decide di unirsi alle celebrazioni offrendo in comodato il bozzetto della Partigiana Veneta, che, su proposta dell'architetto Vittorio Dal Piaz, viene quindi collocato presso il Rettorato, dove tutt'ora si trova (Archivio generale dell’Università di Padova, Delegato Dal Piaz, fascicolo Leoncillo).

 

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