I PROTAGONISTI

GIAN GIACOMO DAL FORNO (Catania 1909 – Milano 1989)

Gian Giacomo Dal Forno nacque a Catania il 21 dicembre 1909 ma presto, all’età di un anno, la famiglia si trasferì a Milano dove frequentò l’Accademia di Belle Arti di Brera.

Al 1930 risalgono le prime esposizioni in mostre di gruppo; negli stessi anni il pittore è presente alle sindacali milanesi, alle interregionali lombarde e quadriennali romane. In questo periodo vanno già segnalati i primi riconoscimenti tra cui il Premio L’ambrosiano per il “Disegno” nel 1933, la Medaglia d’oro alla Triennale di Milano del 1934 e il Premio Medardo Rosso e Premio Fumagalli dell’Accademia di Brera nel 1938.

La prima vera affermazione ufficiale su piano nazionale, però, la consegue con l’incarico di affrescare una parete di 100 mq. alla VII Triennale di Milano nel 1940. L’artista dipinge un tema corale: “Il lavoro femminile” che svolge in una composizione di circa trecento figure a grandezza naturale.

“[…] con questo lavoro il giovane pittore aveva portato a compimento il suo stile personale, quella sua matrice caratteristica, che diviene la costante del suo “iter” plastico e figurativo […]”

Franco Passoni 

Nel 1941 si afferma ulteriormente con la vittoria ex aequo al III Premio Cremona con l’opera “Giovinezza” che venne definita da Farinacci, presidente del Premio, come tra le opere più degne sia da un punto di vista tecnico che interpretativo.

L’anno successivo è invitato alla XXIII Biennale di Venezia e l’Università di Padova gli commissiona i ritratti di 40 studenti stranieri famosi.

[…]La pittura di dal Forno elaborata di materia e delicata di toni come è suo costume, condotta con il poetico garbo che è Suo […]

Gio Ponti


CARLO ANTI (Villafranca 1889 – Padova 1961)

Carlo Anti nacque a a Villafranca (VR) nel 1889, si laureò a Bologna nel 1911 alla scuola di Gherardo Gherardini, con una tesi sull’arco dei Gavi. Dal 1922 fu titolare della cattedra di Archeologia classica all’Università di Padova; tra il 1923 ed il 1926 si occupò del riallestimento del Museo Archeologico di Venezia, del quale pubblicò, nel 1930, una guida; Preside della Facoltà di Lettere di Padova dal 1929 al 1932.

Tra il 1932 e il 1943 fu Rettore Magnifico dell’Università degli Studi di Padova, finito l’incarico, tra il 1943 e il 1945, divenne Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti. Dal 1947 venne reintegrato alla cattedra di Archeologia classica dell’Università di Padova, che mantenne sino al 1959, dando il via ad una scuola di studi a tutt’oggi in prima linea nel panorama nazionale ed internazionale.

Anti fu membro onorevole dell’Accademia patavina di scienze, lettere ed arti, della quale divenne anche presidente dal 1953 al 1957, nonché socio dell’Istituto Veneto di scienze, lettere e arti.

Singolare in Carlo Anti fu inoltre l’apertura verso altre forme artistiche antiche e moderne, come attestano i suoi scritti sulla produzione artigianale dell’arte negra e come sottolinea, soprattutto, la grande opera edilizia e decorativa dell’Università negli anni del suo rettorato.

Nonostante gli anni difficili della storia italiana, Carlo Anti seppe, con interventi personali, tutelare e conservare all’Università illustri docenti non allineati alla dominante ideologia, anche con relativi rischi di cadere in disgrazia, anteponendo la fede nei valori universali della scienza e della cultura ad una ferma coerenza alla dottrina politica.


GIO PONTI (Milano 1891-1979)

Giovanni Ponti, detto Gio, nacque a Milano nel 1891; nel 1921 si laurea in architettura al Politecnico di Milano dove  insegnò dal 1936 al 1961, fu attivo con una ricchissima attività nel campo dell’architettura, dell’arredamento e del design. Fu una delle più rilevanti figure della cultura italiana del Novecento.

Si devono a lui realizzazioni di architettura tra le più importanti del Novecento in Italia e all’estero: la Scuola di Matematica alla Città Universitaria di Roma (1934); gli uffici Montecatini (1936) ed il Grattacielo Pirelli (1959) a Milano; la Villa Planchart a Caracas (1953-56); l'Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma (1954); il Convento del Carmelo a Sanremo (1958) e una notevole attività in Oriente (Teheran, Baghdad, Islamabad, Hong Kong); degli anni sessanta sono le chiese milanesi di San Francesco (1964) e di San Carlo (1967); del 1970 la Concattedrale di Taranto.

Ricchissime furono anche la sua attività nel campo dell’arredamento e la produzione di design: negli anni 1923-1930 detenne la direzione artistica della Richard-Ginori; lavorò per Ideal Standard, Olivari, Cassina, Pavoni, Krupp, Altamira; disegnò tessuti per Jsa e Rubelli, piastrelle per Joo, argenti per Sabattini e per Christofle, smalti per De Poli, vetri per Venini.

Sua fu la direzione delle Triennali dal 1927 al 1933. Nel 1928 fondò la rivista «Domus» che, tranne una breve interruzione, diresse fino alla morte.

All’Università di Padova la sua collaborazione con Carlo Anti, che portò anche al nascere di una profonda amicizia, si estende dal 1934 al termine del rettorato, 1943.

Vinse il concorso pubblico nazionale per l’edificazione del Palazzo Liviano, di cui curò anche l’arredamento; per il Bo, venne incaricato di progettare il piano del rettorato, nonché di curarne gli arredi ed i decori; sua fu, infine, la decorazione ad affresco della Scala del sapere al Bo, che realizzò aiutato dai pittori Giovanni Dandolo e Fulvio Pendini.


LUIGI FILOCAMO (Alessandria d’Egitto 1906 – Novi Ligure 1988)

Luigi Filocamo nacque ad Alessandria d’Egitto il 9 dicembre 1906 e all’età di 9 anni si trasferisce con i genitori a Milano. Si iscrisse all'Accademia di belle arti di Brera, che abbandonò dopo solo un anno, per trovare poi impiego, come disegnatore.

Agli anni Trenta risalgono le partecipazioni alla Seconda Mostra internazionale d’arte sacra a Milano e alla Mostra del Sindacato interprovinciale fascista della Lombardia. Negli stessi anni partecipa alla Quadriennale di Roma con Il riposo e nel 1936 alla Biennale di Venezia. Nel 1939 partecipa nuovamente alla sindacale lombarda e per la seconda volta alla Quadriennale romana.

Alla Triennale di Milano del 1940 vinse una medaglia d’oro e nello stesso anno pertecipò al premio Bergamo.

Nel dopoguerra non partecipa dalle principali esposizioni nazionali perché il suo lavoro non seguì gli sviluppi della ricerca artistica.

Autoritratto di Dal Forno Carlo Anti Gio Ponti